Mamme e figli che crescono e diventano indipendenti. Come gestire la sindrome del “nido vuoto”
Quando i figli giungono all’età dell’adolescenza e cominciano a diventare più indipendenti, per molte mamme può subentrare un periodo di crisi. È la cosiddetta sindrome del “nido vuoto”, una condizione che può creare tensioni e ansia. Ma gestirla senza traumi è possibile. Ne abbiamo parlato con gli esperti di I-Medical Center Group.
I figli, crescendo, non hanno più la necessità di essere costantemente accuditi e seguiti in ogni momento e i rapporti, soprattutto con l’età dell’adolescenza, possono diventare complicati. «È proprio quando comincia a mancare questo essere indispensabili che le mamme possono sentirsi meno richieste e necessarie – spiegano gli specialisti -. E’ la cosiddetta sindrome del “nido vuoto”, un periodo che può essere di forte crisi di identità. Alcune madri possono interpretare questo desiderio di indipendenza che accompagna l’adolescenza come un segno di ingratitudine o di delegittimazione del loro ruolo. In realtà si tratta di un normale desiderio dei figli di trovare una loro individualità, sicurezza e indipendenza emotiva: fa parte del normale e indispensabile percorso di sviluppo personale».
Vivere il distacco con serenità, non come un castigo
La fase della crescita dei figli dovrebbe essere affrontata concedendo ai giovani il giusto spazio per esprimere la propria personalità e trovare la loro identità. Un momento che può tuttavia essere complicato da gestire per alcune mamme, soprattutto se il legame che si è instaurato durante l’infanzia è molto profondo. «Alcune madri – spiegano gli esperti – possono interpretare questo atteggiamento come un rifiuto o un castigo, ma andrebbe invece vissuto con serenità perché si tratta di una fase necessaria. Le mamme possono continuare in ogni caso a prendersi cura dei propri figli che continueranno, anche se in modo diverso, ad avere bisogno di loro e allo stesso tempo sfruttare questo periodo per riprendersi i propri spazi, coltivare i propri interessi, dedicarsi maggiormente alla propria attività lavorativa e perfino ritrovare la complicità con il partner».